Aspetti ambientali

 

1. Premessa

La presente ha lo scopo di dare diffusione sulla presenza di formazioni vegetali di notevole pregio nel territorio della riserva naturale orientata “Monte Cammarata”.
Il territorio montano del comune di Cammarata è caratterizzato da formazioni vegetali e naturali. Particolare attenzione rivestono le formazioni vegetali naturali ubicate in c.da Salaci, nel fondo della tenuta Coffari, oggi demanio Comunale. Detta tenuta, può essere raggiunta percorrendo la S.P. n. 26 Cammarata-Castronovo di Sicilia. Queste formazioni vegetali sono state descritte dal Prof. F.M. Raimondo et altri in una pubblicazione del 1978. Sempre in tale area si trova Populus canescens (Aiton) Sm, pianta rara per le zone meridionali d’Italia e stranamente non segnalata in Sicilia nei manuali botanici, fra cui “Flora d’Italia” Edagricole, di Sanfro  Pignatti.
La potenzialità dell’ area in oggetto assurge a riserva biogenetica, pur se di modesta estensione, soprattutto se vista nel contesto di una provincia estremamente depurata dal punto di vista biologico ed alterata nelle sue componenti ecologiche (F.M. Raimondo et Altri 1978). Il fondo deve il suo nome, con molta probabilità, alla presenza di un  boschetto idrofilo a prevalenza di specie del genere Salix L. e che doveva occupare quasi tutta la superficie pianeggiante, alla base dello stesso fondo, prima che un canale di drenaggio ne riducesse l’estensione per la messa a coltura.   Tale area, con D.A. del territorio ed Ambiente del 18.04.2000 è stata inserita, nella riserva naturale orientata di Monte Cammarata in zona pre-riserva “B”, in modo improprio, poiché, per il suo alto valore biogenetico e vegetazionale, dovrebbe essere considerata area a riserva integrale.

2. Ambiente ed ecologia dell’area “salaci”

Il fondo Salaci, è esteso circa ha 15.14.28. Trattasi di un unico corpo, uniforme ed irregolare recintato da un muro di pietrame e malta in alcuni punti alto fino a due metri, in altri punti abbattuto. Negli ultimi anni nella parte est di detto fondo sono stati realizzati degli edifici, che dal punto di vista ambientale e paesaggistico risultano molto discutibili. La giacitura è pianeggiante nella parte più bassa dove raggiunge quota di 700 m, per il resto, ed in massima parte, è più tosto acclive. Verso sud si spinge fino a quota 810 m. conseguentemente le pendenze superano spesso i 65°, ed in alcuni casi si assiste alla presenza di veri gradini rocciosi, con copertura vegetale trascurabile. L’esposizione è in prevalenza settentrionale.
Il fondo Salaci si differenzia da quelli limitrofi oltre che per la ricchezza del paesaggio vegetale, per la sua esposizione a nord e la sua eccessiva pendenza. Nell’insieme ne risulta una morfologia abbastanza differenziata e di conseguenza condizioni microambientali varie.
Il substrato geopedologico è prevalentemente calcareo e si far risalire al Trias. Alla base è costituito da marne poco permeabili. I suoi nelle situazioni di massima pendenza sono poco evoluti e comunque lisciviati. La parte basale del fondo per effetto della morfologia di tutta l’area e sede di un terreno alloctono, derivato in massima parte per accumulo di detriti organici, di particelle terrose e pietrisco proveniente dall’erosione superficiale dell’area soprastante, oltre che per l’accumulo dei resti della vegetazione palustre che vi si doveva ritrovare prima delle operazioni di bonifica effettuate.
Nel versante esposto a NW, anche per le meno accentuate pendenze, il suolo risulta più evoluto. In tutta la parte collinare interessata a vegetazione forestale il pH presenta valori tendenti al subacido.
Le caratteristiche climatiche della zona in esame, possono essere definite sulla base dei dati desunti dagli annali ideologici. La temperatura media annua raggiunge il valore di 13.6°C che è comune a molte altre zone collinare della parte occidentale dell’Isola. La temperatura più bassa si raggiunge nel mese di gennaio, la più alta nel mese di luglio. Riguardo alla precipitazione, si raggiungono in media i 920 mm annui, distribuiti in 92 giorni nei mesi autunno vernini. Tuttavia, nel trimestre estivo, esse non sono del tutto assenti, raggiungono in media oltre 100 mm; dato apprezzabilissimo e per certi aspetti da considerare eccezionale per ambienti analoghi in Sicilia. D’altra parte l’esistenza pur frammentaria di boschi mesofili nella zona prossima a monte Cammarata, non si potrebbe spiegare altrimenti.
Il periodo secco nella stazione di riferimento non supera i quattro mesi e pertanto il clima può essere riferito al tipo meso-mediterraneo (cfr.Bognouls & Gaussen, 1953, 1957). Secondo Gentile (1968) e Tomaselli (1970) l’area in esame ricade nella fascia di tensione dei climax potenziali del Quercion ilicis e del Quercion pubescenti-petraeae.

3. Vegetazione

Il paesaggio vegetale dell’area, eccetto la parte basale, pianeggiante , già interessata alla coltivazione di fruttiferi di diverso tipo, risulta dominato da aspetti forestali. Questo passaggio è interrotto solo a tratti da aspetti di degradazione, o da modesti macerati sparsi nel cuore o alla base del bosco. Il primo comprende aspetti squisitamente palustri ed aspetti del tutto secondari più xerofili, insediatisi sul terreno in precedenza bonificato e quindi sottoposto a coltivazione. Nel bosco possiamo distinguere un aspetto igrofilo, ed uno climacico. Quest’ultimo è estremamente eterogeneo e vi si possono distinguere, oltre a stadi di transizione, aspetti con rispettiva dominanza di leccio e roverella.
I tipi di vegetazione riscontrante nel fondo Salaci, secondo una pubblicazione del Prof. F.M. Raimondo et altri, sono di sei tipi:

1) aspetto a Sparganium erctum L. ed Alisma plantago-aquatica
2) aspetto a Poa trivalis L. ed Epilobium hirsutum L.
3) boschetto igrofilo a Populus canescens (Ation) Sm.
4) aspetto a Phalaris caerulescens Desf. Ed Agropyron intermedium (Host.) Beauv
5) aggruppamento a Trifolium squarrosum L.
6) aspetto forestali climatici a Quercus ilex L. e Quercus pubescens willd.

Noi descriveremo, per la sua importanza, il Boschetto idrofilo a Populus canscens (Aiton) Sm.

3.1 Boschetto igrofilo a Populus canescens (Aiton) Sm

Alla base del bosco a leccio e roverella, verso la zona est del fondo, come detto, vi è una palude, dove trova sede un interessante, pur se di modesta estensione, aspetto forestale caratterizzato da fanerofite igrofile, che per la presenza di numerose caratteristiche di associazioni e di unità superiori, può essere ricondotto all’ordine Populetalia albae. Significativa è in esso la presenza di Populus canescens (Aiton) Sm.; specie ritenuta ibrida di Popolus alba L. x Populus temula L. e di cui sono note, per la Sicilia e la penisola italiana, poche stazioni.

Tale vegetazione, risulta affine al Cerci- Fraxinetum angustifoliae, associazione descritta da Pedrotti (1970) in Abruzzo e provvisoriamente inquadrata dall’autore nell’Alno- Ulmion, alleanza a distribuzione medio europea dei Populetalia albae, (Pedrotti (I.c.) ritiene di inquadrare il Cerci-Fraxinum angustifoliae in una nuova entità fitosociologica, il Fraxinum angustifoliae  a cui potrebbero ascriversi oltre alle associazioni italiane finora riferite all’Alno-Ulmion, anche quelle dell’europa occidentale (Spagna e Francia) e possibilmente quelle della Penisola balcanica).

Oltre alle sopraesposte considerazioni, va fatto rilevare la notevole presenza, di specie delle Holoscho-enetalia e Phramitetea tra cui Galium palustre L. var. elongatum Presl.; Epilobium hisutum L., Menta aquatica L. e Poa trivalis  L. che testimoniano la compenetrazione nell’aspetto tipico della Populetalia albae delle Phragmitetea.

I tipi biologici della florura sono le fanerofite (52.39%) rispetto alle emicriptofite (38.09%), mentre l’incidenza quantitativa delle due forme si sposta a favore delle ultime (48,64% contro il 45,96%) (F.M. Raimondo et altri 1978).

Lo spettro corologico delle florula mostra la premienza dei gruppi eurasiatico (35,00%) e paleotemperato (25,00%); quest’ultimo contingente, nella vegetazione predomina sugli altri raggiungendo valori del 36,15% mentre l’incidenza delle eurasiatiche si abbassa al 30,55%.

Popolus canescens (Aiton) Sm.

Nome italiano
Pioppo grigio o pioppo gatterino

 Nomi stranieri
Ing., grey Poplar,
Fr., Grisard;
Ted., Graupappel;
Sp., Chopo cano.

Identificazione sistematica
Divisione: Angiosperme;
Classe: Dicotyledones
Ordine: Salicales;
Famiglia: Salicanese.

Areale  
Il suo areale gravita in francia e nell’Europa centro meridionale, ma per la sua utilizzazione come pianta di interesse selvicolturale è diffuso in tutta Europa. In Italia è diffusa, soprattutto nelle regioni centro- settentrionali, fino a 600 metri di altitudine.

Aspetti fenotopici
Albero di 10-20 metri a chioma globosa più o meno aperta con rami eretto-pendenti o bassamenti penduli. Rami giovani lanuginosi-tomentosi, non sempre, ben presto glabri. Foglie turionali di 5-10 cm, ovate,non obcordate, o suborbicolari, angolose o irregolarmente serrate, con ampi denti; lamina della pagina superiore, verde, glabra, quella inferiore, poco tormentosa, bianco-cenerina, talora del tutto glabra a maturità; Picciolo, come tutti i pioppi molto lunghi da 2-5 cm. Infiorescenze unisessuali su corti rami disposte su piante diverse. Le maschili in amenti di 6-10 cm che si allungano a maturità sino a 8-12 cm; fiori maschili e femminili con bratteole erosofimbriate; stami 8-15, rosso-porponi; ovario con stima rossiccio. Capsula di 4-5 mm, rugosetta, glabra, pubescente, aprentesi per due valve. La formula fiorale è: P °A 2-n G 2-4 ovario supero. Nel fiore manca il perianzio, il calice e la corolla sono sostituiti dal perigonio (P). Il fusto è eretto, con corteccia chiara e liscia nella pianta giovane; nella pianta adulta la scorza diventa grigio scuro solcandosi alla base, mentre rimane più chiara con strisce scure nella parte superiore dove si originano i palchi.

Aspetti caratteristici
Il pioppo grigio si è originato in seguito all’incrocio di esemplari di Pioppo temolo (Populus tremula L.) e di Pioppo bianco (Populus alba L.). Presenta quindi caratteristiche che fanno parte di entrambe le specie quali ad esempio il colore chiaro della pagina inferiore della foglia tipica del Pioppo bianco, o un piccolo più schiacciato ed una goloia meno pubescente tipica del pioppo tremolo. Occorre precisare che queste caratteristiche non sono così marcate come  nella specie da cui ha avuto origine. L’area in cui può osservarne la presenza è la stessa della specie tremula ed alba così come l’utilizzo del legno. Il pioppo grigio è una specie molto rustica, che si adatta bene a terreni molto argillosi e calcarei, tollera molto bene l’umidità dei substrati e gli agenti inquinanti atmosferici. Ama gli ambienti soleggiati e umidi e può essere utilizzato come essenza ornamentale sia nelle zone interne che negli aerali costieri, data la sua buona tolleranza agli ambienti marini.

Aspetti fenologici  
Fiorisce a febbraio marzo, prima della comparsa delle foglie, che perdurano sino a novembre. Fruttifica a maggio giugno.

Ecologia
E’ una specie mesofanerofita (tipo biologico), eliofila moderatamente termofila che vegeta preferibilmente in prossimità dei corsi d’acqua o nei terreni alluvionati freschi e profondi, rifuggento le acque stagnati. Si trova spesso consociato a frassino ossifico, ontano e salaci, con i quali entra in concorrenza nelle zone riparie.

Aspetti selviculturali
Albero abbastanza longevo che vive fino a 200 anni. L’emissione di germogli delle radici e dal ceppo determina il costituirsi di piccole colonie intorno alla pianta madre. Si pressta per diversi tipi di ceduazione. Anche se la fertilità è discreta, è tuttavia, maggiormente sfruttata, la propagazione per talea e piantoni data la grande facilità di propagazione in tal senso. Pùò essere impiegato in alberature stradali, come albero orbamentale nei giardini e nei parchi.

BIBLIOGRAFIA

  • Bonomo R., Raimondo F:M., Pastiglia G.,  Lentini F. 1978, Aspetti di vegetazione palustre, prativa e forestale in località <<Salaci>> di Cammarata con riferimenti alla florula medicinale – Università degli studi di Palermo, Dipartimento di Botanica – nota presentata dal socio nazionale Francesco Bruno nella seduta del 15 dicembre 1978.
  • Pignati S., 1977, Floria d’italia, Edagricole, Bologna.
  • Aruta L. +, Gumina C., Lupo R. & Moroni M.A., CLIMATOLOGIA; Marcenò C., Colombo P., Princiotta R., LA FLORA, 1985, Ricerche climatologiche e botaniche sui Monti Sicani (Sicilia centro occidentale) Il naturalista Siciliano, Organo della Società Siciliana di scienze naturali.
  • Mameli Calvino E., Piante da fiori ornamentali, etimologia, caratteristiche curiosità,  1992, editoriale Giorgio Mondatori, Milano.
  • Camara I., Valsecchi F., 1982, Alberi e arbusti della Sardegna, Università degli studi di Sassari, Istituto di Botanica.
  • Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, parte I° n. 33 del 14.07.2000;
  • De Philippis A., 1961 Appunti delle lezioni di Ecologia Forestale e Selvicoltura  Generale – Università degli studi di Firenze, Facoltà di Scienze Agrarie e Forestali.